Pubblicato da: rolandociofi | 9 marzo 2012

La coppia di terapeuti di Maria Grazia Saporito

Sappiamo che la coppia è, almeno apparentemente, il più semplice dei sistemi umani osservabili. Mutuando dalla terapia sistemico – relazionale tale termine, intendiamo per sistema due o più unità in collegamento tale che al cambiare di una unità, si avrà il cambiamento dell’insieme. Tutti i sistemi viventi sono aperti e scambiano energia ed informazioni con l’esterno. La coppia è un sistema aperto, ha un equilibrio instabile e funziona in termini di continuo cambiamento. Riportare questo concetto in terapia è importante. Ricordiamo Bateson (1976) il quale affermava che due descrizioni sono meglio di una e che la doppia descrizione contiene un’informazione diversa e di livello superiore. La descrizione della figura e dello sfondo sommate contengono l’informazione sia della differenza tra figure e sfondo, che della relazione tra figura e sfondo (sempre in termini gestaltici). Cioè la doppia descrizione: la fusione e la individuazione. Due punti di vista. Non come lo vedo io e come lo vede l’altro, ma come lo vedo io più come lo vede l’altro.

Questa premessa per introdurre il lavoro della “coppia dei terapeuti” che rispecchia “la coppia genitoriale”. Che non si deve confondere con la figura del coterapeuta, introdotta in alcune terapie di gruppo, dove il transfert può intensificarsi e le richieste controtranferali possono divenire molto forti. Ciò ha portato taluni terapeuti a lavorare, nella terapia di gruppo, con un coterapeuta. Si è rilevato che il fatto di essere affiancati da un partner aiuti ad elaborare meglio la molteplicità di sentimenti suscitati dal gruppo. Questi ed altri aspetti particolari dell’esperienza di gruppo e delle forze operanti in esso ci derivano dal lavoro di Wilfred Bion (1961). Ricordiamo che sia nella terapia individuale che nella terapia di gruppo, il transfert, il controtransfert e le resistenze sono gli assunti di base dai quali non si può prescindere.

Nell’esperienza che mi appresto a raccontare, non si parla più di co-terapeuta, come ho già detto, ma di due terapeuti di cui un uomo e una donna che richiamano la coppia genitoriale del paziente e che lavorano in sinergia nello stesso setting.

La “coppia dei terapeuti” è sicuramente una formula innovativa nel campo psicoterapeutico, proprio perché rappresenta transferalmente (e aiuta a riconoscere dentro di sé) la “coppia genitoriale” del paziente che viene curato (o accudito transferalmente) dalla madre e dal padre.

La sua potenza è veramente sorprendente. La “coppia dei terapeuti” ha in sé la ricchezza e quelle caratteristiche proprie della coppia. La presenza di due terapeuti alla pari, un uomo e una donna, fa da “garante” e facilita l’espressione di tutte le emozioni, anche le più difficili da manifestare, producendo un grande contenimento emotivo. Il paziente che in terapia riesce a rivivere transferalmente la “rabbia” verso uno dei genitori, “protetto” dalla presenza dell’altro, supera il senso di colpa legato a questo sentimento e al contempo la paura di rimanere annientato o rifiutato per ciò che ha provato ed espresso. Ricordiamo che è più sopportabile sentirsi odiati per ciò che si fa che per ciò che si è.

Un’altra importante caratteristica di questa nuova metodologia terapeutica è la possibilità di rivolgersi, durante le sedute, all’uno o all’altra terapeuta, nel parlare di certi particolari argomenti, proprio perché ci si sente più capiti o ci si sente più a proprio agio, come accade con i reali genitori. Umberto si rivolge sempre al terapeuta uomo quando parla della sua sessualità, nel mentre che sperimenta un’approvazione indiretta del terapeuta donna.

Giulio è riuscito ad identificare la causa del perpetrarsi dei suoi errori, nell’ansia che lo assale in certi momenti, rivivendo transferalmente, con la terapeuta-donna, il rapporto con la madre. Antoniamaria dopo la prima seduta voleva denunciare il terapeuta uomo “per atti osceni con la paziente” perché questi le aveva detto: “Si spogli fino al limite del suo pudore”, nonostante avesse rifiutato di eseguire l’ordine. Telefonava quindi alla terapeuta donna informandola delle sue intenzioni e riconosceva che la sua pulsione aggressiva era diretta al proprio genitore.

Così Iole, parlando della masturbazione anale, volgeva lo sguardo verso il terapeuta donna e ricordava l’uso di supposte e clisteri da parte della madre contro la sua stitichezza. Allorché parlava dei suoi toccamenti ai genitali esterni (il pube), non avendo mai esplorato quelli più profondi, volgeva lo sguardo verso il terapeuta uomo e riferiva dei giochi praticati col padre saltando insieme sul letto. Prendeva alla fine coscienza della comunicazione privilegiata ora con il terapeuta uomo ora con il terapeuta donna.

Rosetta alternava sentimenti di simpatia e di antipatia ora verso un terapeuta, ora verso l’altro. Mai contemporaneamente gli stessi sentimenti verso entrambi i terapeuti.

Norma chiariva con il terapeuta uomo le sue pulsioni aggressive verso il terapeuta donna e viceversa.

Orietta quando parlava delle faccende domestiche, compreso la preparazione dei cibi, per lei molto pesanti, volgeva lo sguardo all’indirizzo del terapeuta donna, quando parlava della vita di relazione sociale volgeva lo sguardo verso il terapeuta uomo.

Queste ed altre esperienze sono testimonianze della completezza e della spinta propulsiva nei processi interpretativi e nei tempi terapeutici nella psicoterapia condotta dalla “coppia dei terapeuti”.

Abbiamo parlato di transfert, ma è sempre bene ricordare cosa si intende con questo concetto. Col termine transfert indichiamo la tendenza inconscia, dipendente dalla fissazione alla madre, al padre o all’intera situazione transferale infantile, a proiettare sul terapeuta (e in questo caso sui terapeuti) il ricordo affettivamente accentuato. La situazione terapeutica viene identificata con lo schema infantile dei genitori o della famiglia. Nel rapporto terapeutico, sia della terapia individuale che della terapia di gruppo, le pretese infantili nei riguardi del mondo circostante, che sono alla base del transfert, non sono molto evidenti. Infatti esse erano state rimosse e ricompaiono quando la situazione familiare infantile viene ricostruita nel trattamento terapeutico. Nel rapporto psicoterapeutico è possibile cogliere e chiarire il transfert, la fissazione e le proiezioni che lo costituiscono. Le proiezioni non sono spesso prontamente identificabili come tali e per la maggior parte sono naturalmente inconsce al paziente. Le fissazioni potranno essere risolte oppure rimanerne legati porterà comunque, attraverso la terapia, all’acquisizione di distanza che renderà il paziente capace di accettare la propria “insufficienza”. In entrambi i casi il paziente sarà posto in condizioni di adattarsi meglio alle situazioni reali che non in precedenza. Il processo terapeutico lo porterà ad una graduale e più completa accettazione di sé.

Da circa tre anni sperimento la vegetoterapia carattero analitica su alcuni pazienti in coppia con la dr.ssa Maria Grazia Saporito che in questo lavoro riferisce i risultati dell’esperienza.

Nella terapia della coppia come in quella della famiglia e di gruppo il terapeuta e l’eventuale co-terapeuta stanno l’uno all’altro come il maestro all’allievo, con un maggiore potere del primo rispetto al secondo. Tale coppia, che può essere formata da due terapeuti dello stesso sesso, possiede capacità didattiche per la trasmissione di un sapere psicoterapeutico difficilmente trasmissibile, donde l’unicità e l’originalità che vanno riconosciute a ciascun terapeuta.

La “coppia dei terapeuti” di cui riferisce la dr.ssa Maria Grazia Saporito è costituita da due terapeuti, un uomo e uno donna, alla pari, con la sola diversità naturale che sta tra i due sessi.

L’esperienza, mediata sempre dagli acting di vegetoterapia, è stata accolta agevolmente dai pazienti che hanno cominciato subito a giovarsene.

Va annotato che la “coppia dei terapeuti”, offrendo la possibilità di fare sperimentare contemporaneamente un doppio transfert al paziente, inaridisce la tendenza, spesso sostenuta dal dubbio, di passare da un analista all’altro, determinata, probabilmente, dalla ricerca ora della figura materna, ora della figura paterna.
Nicola Glielmi

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titolo: La coppia di terapeuti
autore: Maria Grazia Saporito
argomento: Vegetoterapia carattero analitica
fonte: Vertici Network
data di pubblicazione: 05/10/2004


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