Pubblicato da: rolandociofi | 16 settembre 2011

La Sentenza “bomba” e l’ingenuità di una comunità professionale troppo giovane.

Non ho necessità di illustrare nei dettagli la sentenza cui alludo. Altri lo hanno fatto ed il pubblico cui mi rivolgo sa che sto parlando dell’insegnamento di materie psicologiche ai Counselor. Ed appena accenno al fatto che tale sentenza verrà appellata, poiché anche se così non fosse non è questo per me il cuore del problema.

Bene. Traducendo dal linguaggio giuridico il Tribunale di Milano ritiene che bene faccia l’Ordine degli Psicologi della stessa Regione a sanzionare quegli Psicologi che si azzardassero ad insegnare psicologia a chi psicologo non è (a meno che non sia uno studente di psicologia).

Non ne faccio una questione di costituzionalità (art. 33 della costituzione italiana) e non ne faccio una questione di logica (insegniamo l’italiano solo agli studenti di lettere, la matematica agli aspiranti matematici, l’economia ai futuri economisti, la poesia ai futuri poeti….), e ancora mi scuso con chi pensasse a queste mie affermazioni come ad un esercizio di ironia. La questione è seria ma, come accade ormai troppo spesso in questo nostro paese, non ci sono elementi che davvero possano farla considerare tale.

Ai colleghi vorrei ricordare uno dei capisaldi della nostra formazione accademica e professionale: Il Principio di realtà.

Dunque alla luce di tale principio, qualora la sentenza in questione non venisse corretta e si arrivasse sino ad un pronunciamento della Cassazione si verificherebbe questo scenario:

1) La professione di Counselor verrebbe ufficialmente riconosciuta dalla magistratura come esistente, autonoma, indipendente, rispetto alla professione di psicologo (infatti tale sentenza nulla dice nè potrebbe dire circa la non legalità della professione di Counselor). Niente di male. Ciò accade già in molti paesi al mondo. Conclusione solo un poco contraddittoria con gli obiettivi di chi, immaginando di rappresentare gli interessi degli psicologi, ha avviato le ostilità.

2) I Counselor ovviamente studieranno psicologia. Ma i docenti di psicologia per i Counselor non saranno psicologi. Saranno invece a) medici psicoterapeuti o psichiatri (i medici infatti si son guardati bene da entrare in questo contenzioso) b) Laureati in psicologia non iscritti all’Ordine degli psicologi (dal che si configurerebbe l’ipotesi che per gli psicologi che vogliano occuparsi di formazione diventerebbe assai più conveniente e “risparmioso” non essere iscritti all’Ordine). c) Counselor formati aqll’interno dei loro circuiti che negli ultimi venti anni si sono enormemente rafforzati.

3) Il principio potrebbe essere esteso ad altri ambiti della formazione poiché insegnare psicologia ai Counselor, ai mediatori familiari, ai mediatori civili o penali etc… sul piano di principio non è differente.

4) Un ambito professionale affine al mondo della psicologia e bisognoso di riconoscimenti da parte della psicologia stessa, verrà spinto verso una precoce autonomia. Con perdita di enormi opportunità in termini di lavoro e di immagine della psicologia stessa.

Per quanto riguarda il MoPI parteciperemo al ricorso in appello e vedremo come vanno le cose.

Siamo però convinti che la strada non sia quella della Magistratura, non sono le sentenze che posso incidere su una realtà ormai esistente. Andremo avanti nella prospettazione di una diversa organizzazione delle professioni di ambito psicologico rispetto alla quale ad ottobre abbiamo indetto le nostre prime riunioni operative. Per chi volesse approfondire questi sono i link

Per una migliore organizzazione delle professioni di ambito psicologico di Rolando Ciofi

Organizzazione dell professioni di ambito psicologico. Aggiornamento operativo, date riunioni fondative di Ottobre 2011


Risposte

  1. la psicologia………………….credo che sia la scienza più difficile che esista al mondo…………………………….

  2. Essere psicologi talvolta non basta neppure possere titoli di studio ,o,meglio di puo’ diventare psicologi con i titoli di studio……non voglio peccare di presunzione…ma per essere psicologi oltre a possedere i requisiti regolari e doverosi che si debbano avere ,bisognerebbe avere qualita’ innate …….la nostra e’ una societa’ che sta diventando molto complessa …talvolta affluiscono alle universita’ chi non ama la psicologia ma lo fa perche’ talvolta e’ una scelta condizionata dai test d’ingresso ,come per dire non entro in questa facolta’ che magari si vorrebbe e ho l’opportunita’ in questa, del resto i test di psicologia sono basati tutti su matematica e biologia non di attitudini alla psicologia tranne qualche domanda su Freud per quando riguarda il negoziamento tra l’io es e il super ego .capita infatti che ha piu’ probabilita’ di entrare uno che e piu’ bravo in matematica….Questa e’ un altra realta’ con il quale dovremmo rapportarci e sara’ molto difficile distinguere chi faro’ lo psicologo perche’ lo sente dentro ….e chi lo fara’ perche’ ha completato gli studi e da questo punto di vista sfido non dico chiunque ma la maggior parte chi non possa riuscirci .Tutto questo mi indigna profondamente …..e’ una critica che io aggiungo all ‘articolo in questione ……ci sono mestieri un po come il medico o l’ingegnere non siamo umanamente portatia farli tutti a meno che’ la psicologia diventi appunto la confessione da prete o un ammasso di nozionismi accademici .

  3. nella sostanza hai ragione…io sono INCAVOLATISSIMA per la storia del test d’ingresso non l’ho passato e al di là del fatto che è troppo tardi per me iniziare sul serio un percorso cosi’ complicato una selezione fatta sulla sola base di capcità logiche e prontezza di riflessi (perchè di questo si tratta, essendoci un sacco di domande-anche se non difficilissime- e pocotempo.una selezione cosi’ è sbagliata a priori, non credo si possa fare qualcosa perchè così tagliano la testa al toro, ma lo ritengo profondamente sbagliato. secondo me chi fa questo mestiere deve avere una specie di “vocazione” esattamente come per i medici del corpo. e non mettetevi a ridere. ci sono migliaia di psicologi che fanno il mestiere senza vocazione e mun sacco di persone con la vocazione e senza mestiere. E.

  4. Cara Maria Luisa, giustamente affermi che “per essere psicologi oltre a possedere i requisiti regolari e doverosi che si debbano avere , bisognerebbe avere qualita’ innate ” . Ebbene, a tutt’oggi, almeno in Italia, ci sono le Università a cui spetta l’onere di verificare il possesso dei requisiti regolari e doverosi ( questo problema potrebbe essere evitato allorché e se sarà eliminato il valore legale del titolo di studio… ma le “qualità innate… chi le può verificare? Teniamo conto che si tratta di “qualità” da possedere in entrata, da verificare possibilmente con test attitudinal, molto più seri di quelli che attualmente vengono propinati, e ancora in itinere e direi periodicamente, nell’arco di tutta la vita professionale. Ciò considerato l’impatto quotidiano che lo psicologo affronta con l’abisso dei problemi altrui… Sulla vertenza non saprei dire altro, da non addetta ai lavori, anche se non “digiuna” del tutto di quesri argomenti. SERIE verifiche attitudinali infine, dovrebbero riguardare tutti gli operatori sociali, come giustamente tu dici , e non solo medici, ingegnri, ma anche insegnanti, preti e così via. E perché no anche i politici?! Ma sulla “individuazione degli obiettivi” chi controllerebbe i controllori?

  5. buonasera professore, da molto La seguo a volo d’aquila e mi complimento. Da oltralpe dove mi sono trasferita, buttando la toga alle ortiche per via della crisi, continuo le mie riflessioni. Ho appena scritto un intervento sulla voglia e necessità di avere una anche minima preparazione in psicologia da parte degli avvocati che spesso si trovano con casi più “umani” che “giuridici”. E’ una collaborazione auspicabile ma – per quanto mi risulta – mai percorsa. Non potrei collaborare avendo cambiato Paese e attività ma mi piacerebbe conoscerne gli sviluppi (se ce ne fossero).
    Ancora complimenti per la lucidità, concretezza e sincerità del Suo sereno ragionare che emerge tra tante inutili grida
    Marisa Pacilio

    • Ciao Marisa… se mi vuoi mandare il pezzo che hai scritto volentieri ne valuterò la pubblicazione sul blog… il mio indirizzo mail è ciofi@mopi.it

  6. Da una parte sono concorde con quanto detto in questo articolo sulla sentenza e sono un po’ meravigliato di come certi psicologi cantino vittoria su un qualcosa che in effetti deve ancora manifestare tutte le conseguenze. Innazitutto non capisco perchè sia stato solo l’Ordine della Lombardia e non sia intervenuto il CNOP, dato che la questione riguarda tutta la categoria. Certo, c’è questa logica feudale regionale degli ordini.
    Fermo restando che la psicologia è scienza, è vero che il fattore umano conta, ma la scienza è scienza e va oltre il fattore umano. Infatti non mi sembra che per accedere alla facoltà si venga sottoposti ad alcun test psicologico o di salute mentale.
    Non sono però d’accordo sul fatto di affidare la salute mentale a gente impreparata o preparata poco. Di counselor ne ho frequentati tanti, qualcuno effettivamente ha un buon fattore umano (ma irrilevante anche per acccedere alla professione di psicologo), ma poi alla fine sono tutti molto gasati, ma poco preparati. Resta sul singolo quanto e come continuare a prepararsi.
    E secondo me il punto non è tanto nella psicologia, ma nella psicologia clinica e nella psicoterapia. Questo è il vero problema.

    • Ho letto i vari commenti e, al di là delle singole riflessioni, mi pare di cogliere un aspetto comune… i counselor vengono visti come una sorta di “psicologi abusivi”… e dunque gli psicologi che loro insegnano sarebbero “favoreggiatori” di un abuso. Ma in realtà le cose non stanno così. In tutto il mondo esistono gli psicologi con le loro specializzazioni (anche molto più prestigiose che da noi) ed in tutto il mondo esistono i counselor che sono professionisti di livello diverso. E quasi ovunque psicologi e counselor collaborano così come gli psicologi e i counselor collaborano con i medici… Vi è insomma una articolazione nelle professioni di aiuto. Chi si qualifichi psicologo non essendolo è certamente un millantatore, e va punito… ma chi fa il counselor fa semplicemente un’altra cosa… un’altra cosa per fare la quale occorrono alcune competenze psicologiche certo… così come occorrono competenze psicologiche per dirigere una azienda o per fare una mediazione….

  7. Le persone preparate ci sono Silvia …..ma il problema serio che si sta manifestando e’ quello di conseguire un titolo di studio qualunque esso sia senza prendere in considerazione le proprie attitudini naturali ed in questo non c’e’ bisogno di controllori ognuno di noi sa su che cosa e’ portato ….ma c’e’ questo spirtito di addattamento a volte inteso come costrizione perche’ non c’e’ piu’ liberta’ di avere il diritto allo studio.Siamo arrivati a questo…Le verifiche attitudinali dovrebbero riguardare tutti i mestieri,questo e’ vero ….pero’ credo sia molto piu’ grave esercitare la professione di medico e mettere in mano la vita umana in balia di chi ti uccide …..e lo stesso vale per lo psicologo ……tanto per restare in tema….ricordiamo che ci sono nevrosi con tendenza al suicidio…….

  8. La psicologia è scienza, è vero che il fattore umano conta, ma la scienza è scienza e va oltre il fattore umano. iL fattore umano e’ un discorso le tendenze innate e’ ancora un altro discorso insieme alla preparazione e allo studio scientifico che e’ fondamentale …..riporto un es :-un pittore puo’ conoscere a perfezione le varie tecniche e saperle anche applicare ma rimarra’ solo nel campo tecnico ,non ci sara’ mai uno slancio di espressivita’ …..se non ha dentro di se’ l’arte cosa che non si puo’ apprendere perche’ o la possiede e la metti fuori o non la possiedi nonostante la buona volonta’.E cosi’ vale per ogni mestiere ….un medico puo’ essere enciclopedico ma deve avere dentro di se’ l’arte innata per mettere il bisturi nelle mani….

  9. carissimi…. premesso che “faccio” lo psicologo da 21 anni festeggio quest’anno sono iscritto all’albo con regolare esame sostenuto plurispecializzato etc.etc. ciò malgrado continuo a non dire sono un psicologo limitandomi a dire esercito questa professione per amore di scienza e riconoscenza in special modo a tutti coloro che nel corso del tempo mi hanno testimoniato quelle qualità a cui faceva riferimento M.luisa Vorrei dire che all’albo con i suoi innumerevoli limiti e contraddizioni si iscrive chi vuole munirsi della patente professionale.
    Così come non è richiesta la patente a chi vuole muoversi da milano a firenze ma solo a quelli che lo vogliono fare guidando un’automobile. La questione, molto semplice a mio parere, è che la sentenza stabilisce il counseling psicologico è parte integrante della professione. Non si può errare è uno strumento un mezzo e come tale è compito degli organi preposti agire di conseguenza. Si aggiunga che la sentenza ha un implicito palese dato dal fatto che così come per l’albo dei medici che non persegue chi si fa una puntura da solo o si pratica un’automedicazione ma solo chi si appropria di tale metodica e pretende di agirla professionalmente verso terzi. Allo stesso modo non è perseguibile l’insegnare a non psicologi conoscenze e metodiche psicolgiche; ma solo chi lo fa perseguendo un fine atto a far esercitare seppure con un unico specifico strumento un’attività che viola il dispositivo legale che forma e vincola l’esercizio della professione. In altri termini non puoi aprire una scuola guida che sia in deroga dalle leggi in materia di motorizzazione civile affermando che tu abiliti licenzi formi o dai la patente per guidare le auto a noleggio o l’auto a due porte stante il fatto che per guidare l’auto necessiti della patente punto. Starà poi agli altri stabilire una volta conseguita la patente a-b-c- stabilire se sono un pilota una frana o un pericolo per me e per gli altri. A quello che scrive Rolando aggiungo che anni fa proprio nelle aule di psicologia ascoltai le lezioni di un grande giurista C.A.Moro (ahinoi fratello dell’omonimo politico vittima delle b.r.) ci ricordava una lezione magistrale: quando il giudice viene chiamato ad esprimersi in giudizio con tutti gli errori i gradi e i limiti imposti dai codici e dal buon senso del padre di famiglia (in particolar modo nel diritto di famiglia) si possono rintracciare una serie di anelli di istituti sociali e civili che sono falliti. Un insieme di persone che più o meno responsabilmente hanno agito oppure omesso in parte o in toto di agire. Noi psicologi in virtù del principio di realtà aggiungiamo più o meno consapevolmente, mi piacerebbe che tale consapevolezza attenga la generalità degli esercenti così come il bel parlare il buon scrivere e il saper ragionare. Ma non sempre è così. saluti

  10. Se tutti quanti avessimo maggiori competenze e conoscenze dal punto di vista psicologico probabilmente vivremmo in una società migliore.
    Appartenere all’ordine, cui appartengo anch’io, non è garanzia di nulla.
    Ci sono persone che, senza alcun titolo, ma con grande esperienza, possono aiutare con grande benefici per chi si rivolge a loro in cerca di aiuto.
    In fondo la psicologia si manifesta attraverso la parola ed ogni tentativo di imbavagliare la parola e limitarne la conoscenza va contro la libertà di tutti noi.
    Io cerco di diffondere, quando ne ho l’opportunità, le mie conoscenze, senza pretendere per questo di formare terapeuti o consuelors, semplicemente magari persone che hanno un pizzico di coscienza in più di se stessi e dei propri sentimenti.
    Voglio proprio vedere quale legge me lo potrà impedire …
    🙂
    Ne scrivo sul mio blog …

    Psicanalisi: una scienza per tutti !

    • Anche “lavarsi le mani” all’inizio era una “scoperta” medica… “E siamo tutti un po’ psicologi” proprio perchè tutti usiamo le nostre capacità psichiche nelle normali interazioni.
      Il medico ordina le punture, sa fare le punture, ma le fa fare all’infermiere. Certo, se ci fosse un esercito di medici disoccupati, ecco che farebbero anche le punture…
      La legge è poco chiara nel definire quali sono gli strumenti specifici della professione di psicologo: insomma non è chiaro quale è lo “stetoscopio”. E finchè la maggior parte della psicologia si baserà sulla parola, beh, difficile che questo avvenga…

  11. caro/a belfer70 ma che discorsi fai? ci si lavava le mani poco e male prima e dopo che i medici chirurghi scoprissero che se non lo facevano invece di salvare i pazienti li ammazzavano sono molte le professioni che si basano solo sulla parola una per tutte gli avvocati ma mica perchè conosci un pò di leggi puoi esercitare e difendere qualcuno in tribunale la questione dei disoccupati è data dal fatto che per esempio solo a milano ci sono più avvocati di quanti ce ne sono in tutta la francia stesso dicasi per gli psicologi infine tu dici che la legge è poco chiara e infatti si ricorre ad un giudice che emette una sentenza Ma di cosa vogliamo discutere realmente? del fatto che in italia ognuno di noi si sveglia la mattina e decide questa legge mi piace questa no questo signore lo rispetto di quest’altro me ne fotto c’è domanda di psicologia in italia apriamo in 20 anni 30 corsi di laurea evvai

    • …ma gli avvocati è vero che lavorano con le parole, ma con quelle scritte… c’è qualcosa di concreto e di tangibile, e di verificabile e confutabile. Ed hanno diversi codici, utilizzati da tutti.
      Fai bene a citare gli avvocati, ma loro hanno strumenti ben definiti e ruoli ben chiari, e ciascun ruolo, anche se ricoperto da un laureato in giurisprudenza è ben definito, Dico bene? 😉
      E poi, da sposato con un avvocato, ti posso confermare che c’è anche tanta crisi economica tra gli avvocati, proprio perchè l’offerta è alta e la domanda no… E poi, con questa storia della mediazione, viene eroso ulteriormente il mercato.
      L’università, diventata ormai una fabbrica ed una attività, sforna, o meglio produce laureati, non sulla base del mercato, ma sulla base di esigenze di bilancio!

  12. Il “mercato” per la psicologia è immenso.
    Basti pensare alla scuola, dove tutti avrebbero bisogno di maggiori strumenti psicologici.
    Insegnanti sempre più impotenti e incapaci di comprendere le dinamiche delle classi, genitori disorientati, allievi demotivati.
    Ci sarebbe da lavorare per un secolo.
    Ma manca la cultura e la volontà politica per sviluppare certi lavori.
    In questo senso l’ordine potrebbe aiutare. Altro che impedire di insegnare ai consuelors.
    Gli strumenti della psicologia si dovrebbero diffondere sempre di più …
    Ma invece di diffondere cultura, conoscenze, capacità di comprendere sempre meglio i sentimenti, le emozioni, le empatie, le dinamiche familiari e sociali cosa si fa?
    Guerra tra poveri, illudendosi di detenere conoscenze intoccabili e incomunicabili, se non a caro prezzo.
    Come ognuno ha pagato a caro prezzo la propria formazione …
    Sembra di vedere il nonnismo del servizio militare!
    Che pena!


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